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Vendite auto: c’è la ripresa, ma non in Italia

Mentre gli altri Paesi europei stanno ritornando ai livelli pre-crisi, in Italia la ripresa è ancora molto lenta e l'età media del circolante è aumentata del 30%

Mentre a livello globale il mercato dell’auto si sta riprendendo, nel nostro Paese la crisi è ancora pesante e le vendite di auto arrancano. Secondo le previsioni, nel 2014 le vendite a livello mondiale dovrebbero superare il record del 2013 (62,6 milioni di immatricolazioni). Paesi come Francia e Germania stanno raggiungendo i livelli antecrisi, e anche in Paesi gravemente colpiti dalla crisi la ripresa appare vigorosa, sebbene i volumi di vendita sia ancora lontani dai livelli pre-crisi: ad agosto +37% per il Portogallo, +21,4% per la Grecia, +16,8% per Cipro e +6,4% per la Spagna. L’Italia cresce invece solamente di qualche punto percentuale – + 3,3% a settembre, +3,6% nei primi 9 mesi – con un calo delle immatricolazione del 47% rispetto ai livelli pre-crisi (2007).

Secondo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor ch a Roma il convegno “Auto e mobilità per il rilancio del Paese”. il grave ritardo del mercato italiano è dovuto essenzialmente al fatto che la situazione economica non accenna a migliorare. “Per il recupero dell’economia – ha sostenuto Quagliano – occorre che vi sia anche una ripresa della mobilità che dall’inizio della crisi ha subito un calo del 22% e, poiché in Italia l’82,7% degli spostamenti motorizzati avviene in auto, occorre che riprenda la regolare sostituzione delle auto più vecchie. L’età media del parco circolante durante la crisi è infatti aumentata del 30% con effetti già avvertibili sulle conseguenze degli incidenti stradali”.

Massimo Nordio, intervenuto in qualità di Direttore Generale e Amministratore Delegato Volkswagen Group Italia ed anche di Presidente UNRAE, ha confermato nel suo intervento che gli effetti della crisi sono stati devastanti soprattutto sull’organizzazione distributiva del mercato automobilistico, che ha visto negli ultimi due anni la chiusura di 500 concessionarie, con una perdita di occupazione di circa 15.000 posti di lavoro