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Nuova mobilità, nuove sfide per tutto il mercato

Nell’edizione 2019 del Global Automotive Outlook della società di ricerca AlixPartners, lo stato di salute, critico, dell’industria automobilistica, provata dagli investimenti nella mobilità elettrica e nelle auto a guida autonoma, in una fase di rallentamento dei mercati chiave a livello globale

Secondo la nuova edizione del Global Automotive Outlook di AlixPartners – condotto dal 1-28 maggio in Cina, Germania, Giappone, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti e California e presentato a Milano venerdì 6 settembre 2019 – l’industria automobilistica sta per entrare in un “deserto del profitto” a causa del doppio effetto della massiccia spesa per i programmi di nuova mobilità (C.A.S.E. Connected Autonomous Shared Electrified), a cominciare dagli investimenti per i nuovi veicoli elettrici, e del rallentamento dei mercati chiave a livello globale.

lo studio segnala che da qui al 2023 i profitti lordi dei produttori di auto potrebbero ridursi di 60 miliardi di dollari, mentre l’industria ha iniziato una fase di ristrutturazione che si prevede possa ulteriormente accelerare soprattutto per i fornitori che non operano nelle nuove tecnologie C.A.S.E. e gli impianti di produzione dei motori.

Il mercato globale dell’auto crescerà a un tasso annuo di appena l’1,6% fino al 2026. Quest’anno le vendite in Cina diminuiranno a 24,8 milioni di unità (dai 27 milioni del 2018), mentre il mercato statunitense dovrebbe continuare il suo rallentamento ciclico pluriennale, scendendo a 16,9 milioni di unità (contro i 17,3 milioni dello scorso anno) e dirigendosi verso un probabile minimo di circa 15,1 milioni nel 2021.

Per l’Europa è attesa una crescita media modesta, dell’1% per cento annuo fino al 2026, concentrata nei mercati dell’Est Europa e in particolare in Russia, con le possibili incertezze caratteristiche del paese. Questo è quanto emerge dall’ultima edizione dello studio annuale realizzato dalla società di consulenza globale.

Il Global Automotive Outlook di AlixPartners rivela che la spesa destinata dalle case automobilistiche per l’elettrificazione della loro gamma raggiungerà la cifra di 225 miliardi di dollari al 2023, e che l’offerta si amplierà notevolmente passando in Europa dagli attuali 62 modelli (ibridi plug-in ed elettrici) a più di 230. Nel frattempo, secondo lo studio, l’industria investirà altri 48 miliardi di dollari tra oggi e il 2023 per lo sviluppo delle tecnologie dei veicoli autonomi. Per verificare l’interesse degli automobilisti verso le auto elettriche, AlixPartners ha condotto un sondaggio internazionale in sette mercati – Cina, Germania, Giappone, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti e California (intervistati separatamente) – dal quale emerge che l’86% dei cinesi e il 50% degli americani intervistati sono favorevoli a ulteriori limiti e divieti per i veicoli con motore a combustione interna, e più di un cinese su due sostiene che la sua prossima auto sarà probabilmente elettrica.

La rivoluzione dell’auto elettrica avrà anche un forte impatto sui concessionari e sulle officine di riparazione, sottolinea lo studio. I concessionari e le officine a livello globale dovranno affrontare un calo fino al 20% dei ricavi e una riduzione del 20% del margine lordo considerato che il 35% della manutenzione programmata per i veicoli odierni (con motori Diesel o a benzina) scomparirà nel medio termine a causa del passaggio a vetture elettriche. Al fine di mantenere la redditività, sottolinea lo studio, i concessionari dovranno sia esaminare criticamente la loro struttura dei costi attuali, sia cercare nuove fonti di reddito.

Per quanto riguarda in particolare il mercato italiano, lo studio prevede che le vendite di auto nel nostro Paese passeranno da 2,1 milioni di unità del 2019 a 2,2 milioni nel 2026 con un aumento di appena lo 0,4% annuo. E se nel 2018 il 51% delle auto vendute in Italia montavano motori Diesel, già nei primi mesi del 2019 la quota del Diesel è scesa sotto al 45% a sostanziale vantaggio della motorizzazione a benzina. Nel 2025 il peso dei motori Diesel sarà del 36%, in continua discesa (16% nel 2030) ma a vantaggio delle motorizzazioni ibride.