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Gruppo LKQ, attore paneuropeo

L'intervista esclusiva di Parts ad Arnd Franz, Executive Vice President e CEO di LKQ Europe. Dopo la grande espansione in Europa, oggi l’attenzione del Gruppo si concentra sull’integrazione grazie al programma "1 LKQ Europe" centrato su organizzazione, strategia, coesione delle società nel Vecchio Continente

Nel 1998, solamente 22 anni fa, Don Flynn battezzò la propria azienda “Like Kind and Quality”, LKQ. Come molte grandi storie di successo, anche quella del più grande distributore di componenti rigenerati in Nord America nasce da un’idea vincente molto semplice. Vi anticipiamo l’intervista a  Arnd Franz, Executive Vice President e CEO di LKQ Europe dal settembre dello scorso anno, l’intervista esclusiva che trovate sul fascicolo di Parts di maggio 2020.

“L’idea di Don Flynn, il fondatore di LKQ, era che non solo i componenti nuovi ma anche quelli rigenerati dovessero essere disponibili in una certa zona in breve tempo e che dovessero essere di alta qualità. In seguito, si sono aggiunti componenti revisionati come motori e trasmissioni. Questa scelta da una parte consentiva di risparmiare denaro e, dall’altra, era sostenibile anche dal punto di vista ambientale: prima le auto venivano spesso riparate con un componente nuovo, mentre il pezzo difettoso veniva gettato via. Oggi, anche in conseguenza della grande espansione in Europa, l’attività di base della rigenerazione rappresenta meno del 15% del fatturato mondiale di LKQ Corporation (anche se sono sicuro che avrà una rinascita grazie alle batterie dei veicoli elettrici). Ma continuiamo a contribuire alla mobilità a prezzi accessibili, alla sicurezza delle auto, al rispetto dell’ambiente nonché alla conservazione delle risorse. L’acronimo LKQ oggi può essere attualizzato in “Leadership. Know how. Quality”, che forse descrive meglio il ruolo del nostro Gruppo sul mercato e introduce la nostra vision”.

Ci illustra mission e fisionomia di LKQ Europe?
“LKQ vuole essere il principale distributore mondiale a valore aggiunto di ricambi e accessori per veicoli, offrendo ai clienti una gamma completa e costruendo, al contempo, solide partnership con i collaboratori e le comunità in cui operiamo. La sede di LKQ Corporation è a Chicago e siamo una delle 300 maggiori aziende americane, con 51mila collaboratori in 31 Paesi e un fatturato di 13,5 miliardi di dollari. La società dispone di un elevato capitale proprio e quindi di una solida base finanziaria. Per quanto riguarda LKQ Europe si tratta della divisione più grande dell’intera azienda, con un fatturato attuale di 5,2 miliardi di euro, circa 27mila collaboratori a fine del 2019 e più di 1.100 filiali in Europa. Siamo tra i protagonisti del mercato nel nostro settore e vogliamo mantenere e ampliare ulteriormente questa posizione. L’arena competitiva è costituita da un mix di attori che si muovono in maniera articolata. LKQ è l’unico attore realmente paneuropeo. Dal 2011 il Gruppo ha acquisito oltre 70 aziende in Europa: distributori di ricambi ma anche aziende che ampliano l’offerta di servizi per i nostri clienti, per esempio, con software per l’officina o per la formazione. Negli ultimi anni, LKQ ha quindi migliorato il supporto complessivo offerto ai ricambisti e alle officine. Il nostro obiettivo più importante è fare sì che gli automobilisti continuino a muoversi e che lo facciano in sicurezza. Sosteniamo l’obiettivo della Commissione Europea e delle associazioni europee di raggiungere l’obiettivo di zero vittime della strada in Europa entro il 2050. Con la nostra fornitura di ricambi e servizi, vogliamo contribuire anche a ridurre gli incidenti stradali, evitando gli ingorghi e i pericoli per la vita. Il nostro terzo obiettivo principale è quello di ridurre l’impatto ambientale del traffico e delle emissioni di CO2”.

Prevedete acquisizioni che completino la presenza di LKQ nel Vecchio Continente?
“Senza escludere alcuna opportunità che valga la pena di valutare, ora l’attenzione di LKQ si concentra principalmente sull’integrazione. Abbiamo lanciato un programma chiamato 1 LKQ Europe per sviluppare l’assetto organizzativo, il rafforzamento strategico e la coesione delle nostre società europee”.

LKQ come grande, unica azienda: questo significa che i marchi locali, come Rhiag in Italia, perderanno progressivamente di importanza?
“Siamo un’azienda che pensa in modo globale ma profondamente europea, con radici e attività locali. Questa diversità, la nostra vasta rete di filiali, i nostri collaboratori e la nostra solida base finanziaria sono ciò che ci contraddistingue. Siamo molto soddisfatti della forza e della riconoscibilità dei nostri marchi regionali. Tra questi i principali sono Stahlgruber in Germania, Euro Car Parts in Gran Bretagna, Fource nei Paesi Bassi, Rhiag in Italia, Elit e Autokelly in Centro-Est Europa. Non smetteremo di puntare sulla fiducia e la reputazione che si sono costruiti in decenni di presenza sul mercato e di vicinanza al cliente. Allo stesso tempo però è arrivato il momento che i clienti e il pubblico in generale inizino a percepire LKQ in modo più forte e che siano consapevoli che rappresentiamo un gruppo di aziende molto affidabile nell’aftermarket indipendente in Europa, con una strategia uniforme, standard a livello europeo, processi efficienti, collaboratori motivati e un’attenzione illimitata al cliente”.

Come state gestendo l’emergenza sanitaria a livello europeo?
“LKQ è un’azienda forte e solida dal punto di vista finanziario. Questo fattore è importante e apprezzato dai nostri clienti, fornitori, partner e dai nostri collaboratori. Faremo tutto il possibile per continuare a sostenere i nostri clienti in questa difficile situazione, sempre proteggendo i nostri collaboratori e rispettando le misure governative. Affronteremo anche questa sfida e continueremo a evolverci positivamente come azienda. Per farlo al meglio abbiamo istituito una task force per fare fronte alla crisi, abbiamo imposto restrizioni di viaggio, organizzato riunioni virtuali e implementato un pacchetto di ulteriori misure per proteggere i nostri collaboratori e mantenere la sicurezza nelle consegne ai nostri clienti. LKQ è preparata per affrontare questa sfida e ne uscirà rafforzata insieme ai suoi clienti, fornitori e partner. Come rappresentante di una filiera che tutti i governi hanno ritenuto essenziale in questa emergenza, contribuiamo a garantire il trasporto di merci e passeggeri e, in alcuni casi, stiamo supportando in maniera concreta settori come l’assistenza sanitaria e le forniture alimentari per tutti i cittadini. In Italia, per esempio, Rhiag ha portato avanti un’iniziativa degna di rilievo con PMG Italia per la mobilità sostenibile delle categorie a rischio”.

Cosa capiterà invece dopo l’emergenza Covid? Che tipo di mercato troveremo?
“A causa della crisi attuale l’età dei veicoli – e quindi la quota di mercato delle officine indipendenti – aumenterà di nuovo di alcuni mesi, a seconda di quanto si interromperà la vendita dei nuovi veicoli. Ciò dimostra quanto sarà importante l’offerta delle officine indipendenti, soprattutto in futuro. Per rendere la nostra gamma di servizi ancora più competitiva ed efficiente in futuro, oltre all’identificazione dei componenti, dovremo includere anche un supporto completo per l’officina in termini di formazione, informazioni tecniche e di riparazione, diagnosi, equipaggiamento e allestimento dell’officina. Inoltre, l’officina pronta per il futuro dovrà anche sapere gestire le nuove tecnologie, come per esempio le trasmissioni ibride ed elettriche. Ci vediamo come un forte partner di consulenza al fianco delle officine indipendenti”.

Come influiranno digitalizzazione, elettrificazione e nuova mobilità sull’attività dell’officina?
“Nel corso dei prossimi dieci anni, la regolamentazione in materia di CO2 modificherà sicuramente in modo massiccio la produzione di nuovi veicoli e quindi il mix di sistemi di propulsione per le nuove immatricolazioni, anche se il parco veicoli non si elettrifica dall’oggi al domani. Tuttavia, come importante player del mercato, dobbiamo affrontare la questione di come sostenere l’officina affinché sia preparata a queste tecnologie future. Questo è un punto focale anche dei nostri corsi di formazione per i meccanici, perché a molte officine mancano ancora esperienze in questo settore. Vediamo grandi opportunità pratiche, anche nella digitalizzazione. Da un lato, si tratta di una migliore identificazione dei pezzi di ricambio. Oggi ci capita ancora di vedere incertezze su quale disco del freno si adatta a quale tipo di veicolo. Dall’altro lato, la digitalizzazione offre anche la possibilità di comunicare direttamente con l’automobilista. Abbiamo una serie di progetti pilota nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Il nostro obiettivo è quello di rendere la vita più facile, sia all’automobilista sia all’officina”.

Gli automobilisti possono essere considerati clienti per LKQ?
“Per noi i clienti sono prima di tutto il ricambista e l’officina. La digitalizzazione aumenta la possibilità di coinvolgere l’automobilista e questo può portare più lavoro alle officine. Allo stesso tempo, aiutiamo gli automobilisti a mantenere il secondo investimento più importante della loro vita dopo quello immobiliare in condizioni ancora migliori, per viaggiare in sicurezza e proteggere l’ambiente”.

 

RHIAG GROUP: VERSO IL FUTURO POST COVID-19

E l’Italia come sta gestendo l’emergenza? Lo abbiamo chiesto a Serafino Bartolozzi, CEO di Rhiag Group, consociata di LKQ Corporation.
“Stiamo gestendo l’emergenza, prima di tutto, con senso di responsabilità – ci dice – mettendo davanti a tutto la salute dei nostri dipendenti e dei nostri partner, che ringrazio per il senso civico e di collaborazione nei confronti dell’azienda che hanno mostrato in questa situazione. E poi con lucidità e reattività. Che è l’unico modo sano di affrontare crisi di questa portata. Monitorare i bisogni del mercato e dei clienti, preparare scenari a breve e medio termine e adattare rapidamente le risposte. Ai clienti siamo riusciti a garantire sia la disponibilità del materiale che la certezza delle consegne. Infatti, parlando di stock, poiché la nostra catena di approvvigionamento è molto integrata con tutti i fornitori, nel momento in cui si è evidenziata una potenziale debolezza in questa catena per possibili blocchi alla produzione abbiamo provveduto ad innalzare i livelli, non solo sui magazzini centrali ma anche sulle filiali di distribuzione regionali. E questo ci ha dato e ci darà la possibilità di garantire la disponibilità di prodotto ai clienti durante l’emergenza e nei prossimi mesi. Inoltre, tutte le nostre filiali sono sempre rimaste aperte, ovviamente razionalizzando i giri di consegna e la numerica dei nostri operatori che, mi preme sottolinearlo, hanno sempre agito in rigorosa osservanza della normativa di sicurezza. Sono orgoglioso di dire che, grazie a tutte le precauzioni prese, non ci risulta nessun contagio sul posto di lavoro, né negli uffici, né nelle filiali Rhiag. Purtroppo però le perdite ci sono state tra persone vicine a noi lavorativamente. Abbiamo perso due amici lombardi di grande valore e passione, nonché storici clienti Rhiag: il consigliere inSiamo Gigi Gritti, titolare della Firat, e Carlo Veronelli, AD del Gruppo Marcora. Mancheranno a tutti la loro intelligenza, esperienza, caparbietà”.

Quali piani per la ripartenza?
“Piani veloci che rispondano ai nuovi bisogni e che colgano opportunità e individuino criticità. Bisogna adottare un approccio di estrema flessibilità, cercando di anticipare il contesto in cui ci muoviamo frutto di un mix tra le disposizioni del Governo per evitare la diffusione del virus e il sentiment delle persone che riprenderanno la mobilità ma con dinamiche diverse da quelle cui siamo abituati”.

Come cambieranno i comportamenti dei driver privati?
Ci saranno più macchine in circolazione perché si useranno meno mezzi pubblici, metro e treni e anche aerei. Quindi, potenzialmente viaggi più frequenti e più lunghi. D’altro canto, dobbiamo considerare che ci saranno per alcuni mesi molte persone che non useranno più l’auto perché saranno in smart working. È probabile che molte aziende possano pensare di cambiare in modo importante l’approccio al lavoro, producendo effetti sulla mobilità anche di lungo periodo. Sul lato flotte, in questo periodo abbiamo assistito ad un grosso calo di questo business. Ci saranno sicuramente meno rinnovi dei contratti, dovuti alle crisi aziendali, ma anche estensioni degli stessi contratti grazie alle promozioni delle stesse flotte e quindi auto che continueranno a circolare aumentando il chilometraggio, consumando più ricambi per riparazioni sempre più complesse. La crisi diminuirà il potere di acquisto e si venderanno meno auto: da sempre un parco circolante che invecchia offre opportunità di business all’aftermarket, sia in termini di interventi sia nell’utilizzo di ricambi a brand proprio. Su questo Rhiag ha un punto di forza con la sua ampia gamma di private label per ogni esigenza riparativa. Quindi trend contrastanti, che vanno seguiti molto da vicino per non essere impreparati. Anche i clienti sapranno essere per noi ottimi riferimenti per quelli che saranno i cambiamenti nei loro bisogni e in quelli delle officine. Quindi, livello di ascolto e condivisione con i clienti mai così alti rispetto al passato”.

Quale supporto arriva da LKQ?
“Il primo supporto è quello di avere una linea guida metodologica propria di un grande Gruppo globale. Possiamo sintetizzarla in disciplina nel seguire le regole e le leggi in materia di sicurezza nel luogo di lavoro, metodi di gestione all’avanguardia, pragmatismo e adattamento alla realtà del mercato. In secondo luogo, LKQ gode di una solidità finanziaria di primaria grandezza e, anche se in questo contesto dobbiamo prestare attenzione a preservare i flussi di cassa e la nostra solidità, sappiamo al contempo di essere parte di un Gruppo con le ‘spalle larghe’. Inoltre, indubbiamente, appartenere ad un grande Gruppo internazionale è stato un supporto importante nella garanzia dell’approvvigionamento del materiale per il forte peso delle relazioni con i principali fornitori europei e per i presidi anche sui mercati asiatici. Infine, l’istituzione della task force europea di cui parlava Arnd ha avuto un ruolo fondamentale per mettere in sinergia le best practice. Ogni azienda del Gruppo ha dato il suo contributo e l’Italia, che è stata la prima a subire l’impatto della diffusione del virus, ha potuto offrire informazioni fondamentali ai colleghi europei per prepararsi al meglio a gestire l’emergenza giunta più tardi sui loro mercati. La situazione è di grande complessità, ma voglio chiudere con un messaggio positivo e di ottimismo dicendo che sarà faticoso ma ne usciremo sicuramente più forti di prima”.

 

a cura di Redazione