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Dall’officina indipendente ripara la Tesla con 700 dollari, il centro autorizzato ne voleva 16.000

La notizia è di quelle che all’inizio fanno sorridere, ma che poi, a mente fredda, sollevano non poche perplessità. Un ingegnere americano si accorge che il sistema di raffreddamento della batteria della sua Tesla Model 3 non funziona correttamente per una perdita di liquido refrigerante. Portata l’auto presso l’assistenza ufficiale di Tesla gli viene presentato un preventivo da 16mila dollari. Sembra non esserci alternativa alla sostituzione dell’intero pacco batteria. A quel punto l’ingegnere consulta un forum online e segue il consiglio di rivolgersi ad un riparatore indipendente del New Hampshire. Si scopre così che il problema riguarda un semplice connettore di plastica. Basta tagliare l’estremità del componente danneggiato e riavvitarlo alla base con un banale raccordo in ottone. Costo della riparazione: 700 dollari, la quasi totalità in manodopera.

Che fine ha fatto il diritto alla riparazione?

Secondo il meccanico che ha fatto la riparazione, Tesla non è solita sostituire componenti minori e propone generalmente di cambiare le intere unità, decuplicando i costi. Proprio qualche settimana fa, precisamente il 9 luglio, il Presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo per autorizzare la Federal Trade Commission a definire nuove regole che regolino in primis le pratiche delle company tech, ribadendo il cosiddetto “diritto alla riparazione” dei consumatori, che in sempre più casi viene saltato a piè pari. Qualcosa non funziona correttamente? Si sostituisce tutta l’unità o il sistema, così come spesso avviene per TV, PC e smartphone, e solo presso il punto d’assistenza preposto. Applicare la stessa logica all’auto può essere, come si è visto sopra, molto dispendioso, e più di qualcuno ha notato che il business model di Tesla in materia di assistenza ha molte similitudini con quello di Apple. Nei forum è infatti opinione diffusa che nei centri di riparazione ufficiali dislocati sul territorio statunitensi mancherebbero specialisti in grado di effettuare interventi che, a fronte di “un po’ più di abilità tecniche” , farebbero risparmiare i clienti.

Un modello blindato

Tesla sembra dunque andare verso un modello di assistenza “blindato”, che dà operatività esclusiva ai soli centri autorizzati, con prezzi di componenti e tariffe di manodopera decisi dalla Casa senza la necessità di essere concorrenziali. Fortunatamente qualcosa si sta muovendo in ambito riparativo, soprattutto sul fronte della diagnostica. Negli strumenti di diagnosi cominciano infatti a comparire sempre più funzioni applicabili anche a Tesla, dando quindi la possibilità di intervenire anche agli operatori al di fuori della rete ufficiale, così come avviene – in base alla legge BER – per tutte le Case auto. La strada, tuttavia, è ancora in salita, e molti operatori lamentano le difficoltà ad accedere senza restrizioni ai dati Tesla.

Nel suo portale web per l’assistenza Tesla scrive che l’ 80% delle riparazioni può avvenire al di fuori dei centri assistenza, attraverso diagnosi in remoto, smart alerts o con l’invio a domicilio di un tecnico. Si legge inoltre che la progettazione semplificata permette di effettuare la maggior parte degli interventi senza utilizzare un ponte, direttamente a terra, riducendo i tempi e la necessità di spazio. L’impostazione dell’assistenza appare dunque più vicina a quella di una Tech Company, ma viene da chiedersi se l’occhio esperto di un meccanico competente non possa ancora fare la differrenza. Nel caso dell’ingegnere americano evidentemente sì.