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Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità

Nel 2022 crescita del fatturato e stabilità occupazionale per le 2.167 imprese dell’automotive, che confermano una tenuta anche per il 2023. Aumenta la propensione all’internazionalizzazione e il fatturato realizzato con costruttori diversi da Stellantis e Iveco, anche se prevale l’incertezza sulle ricadute derivanti dall’ingresso in Europa dei costruttori cinesi. A fronte della scadenza del 2035, le imprese sono pronte a modificare le proprie strategie e si diffonde l’impegno per migliorare la sostenibilità

L’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità è l’indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino e da Anfia, Associazione nazionale filiera industria automobilistica che monitora la salute della filiera.

Durante la presentazione dell’Osservatorio, avvenuta a Torino a fine ottobre, il Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina ha dichiarato: “Monitoriamo una filiera sostanzialmente in salute, che nel 2022 ha registrato fatturato in aumento e dato occupazionale stabile, e che si sta interrogando e strutturando per affrontare le sfide importanti imposte dall’evoluzione del comparto, come la scadenza 2035 per i motori endotermici, l’ingresso sul mercato dei costruttori cinesi, le scelte ormai irrinunciabili in ambito ESG, a cui si aggiungono le preoccupazioni legate al contesto politico internazionale. Le nostre imprese, comunque, mostrano un’attiva capacità di reazione, continuano a muoversi in contesti internazionali e a investire in ricerca e sviluppo per mantenersi competitive”.

Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti Anfia, ha aggiunto: “Nel 2022 le esportazioni della componentistica italiana hanno proseguito il trend di crescita avviato l’anno precedente, con una variazione positiva del valore dell’export del 7,1%, per un ammontare totale di 23,5 miliardi di euro e un saldo positivo di 5,21 miliardi di euro. Nel panorama di una transizione energetica molto articolata, le imprese del comparto indicano come priorità di intervento la riduzione del costo dell’energia, la digitalizzazione del sistema impresa e i finanziamenti per le attività di ricerca e sviluppo, a cui possiamo a buon diritto aggiungere le misure di sostegno agli investimenti per le riconversioni produttive e di incentivazione al reskilling e upskilling dei lavoratori”.

Il contesto italiano 2022-2023
La domanda di autoveicoli in Italia chiude il 2022 a 1,5 milioni, -9,8% rispetto al 2021
. Se confrontato con il 2019, il calo è invece pari al 29,4%: 626mila veicoli in meno rispetto ai volumi pre-Covid. Secondo le stime Anfia, in Italia la produzione domestica di autoveicoli ha chiuso l’anno con volumi sostanzialmente stabili (+0,1%).

La produzione industriale del settore automotive italiano nel suo complesso (inclusa la produzione di carrozzerie e componenti), registra una crescita tendenziale dello 0,6% nel 2022 rispetto al 2021 (-8% rispetto a gennaio-dicembre 2019) e chiude il consuntivo di gennaio-giugno 2023 a +8,5% su base annua.

Anfia stima che i volumi della produzione italiana di autoveicoli possano attestarsi intorno alle 900mila unità (+13% rispetto al 2022) nel 2023.

L’edizione 2023 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità identifica un universo di poco inferiore a 2.200 imprese con sede legale in Italia. Accanto all’insieme dei produttori di parti e componenti e degli integratori di sistemi e fornitori di moduli – che, con gli Engineering & Design, rappresentano sistematicamente il nucleo consolidato della ricerca, sono state evidenziate anche alcune specializzazioni, come il motorsport, l’aftermarket e, negli ultimi anni, la mobilità elettrica e l’infomobilità.

Italia: i numeri della componentistica automotive
Nel 2022 le 2.167 imprese che compongono l’universo della componentistica automotive italiana hanno impiegato nel settore circa 167.000 addetti e generato un fatturato stimato pari a 55,9 miliardi di euro, ad esso direttamente attribuibile.

Dopo la ripresa osservata nel 2021, con una variazione ampiamente positiva dei ricavi e una tenuta del numero di addetti, nel 2022 è proseguita la dinamica di crescita del fatturato, seppur in termini più contenuti (+9,0%), accompagnata da una sostanziale stabilità a livello occupazionale (+0,5%).

Le variazioni positive del fatturato automotive hanno interessato trasversalmente tutti i segmenti della filiera, seppure con intensità differenti: i risultati migliori sono degli E&D (+17,4%), degli specialisti del motorsport (+14,5%) e dei subfornitori, in particolare quelli delle lavorazioni (+14,2%); risulta nettamente inferiore alla media quanto registrato dai sistemisti e modulisti (+3,9%), contraddistinti da una variazione negativa dell’occupazione (-3,1%).

Il Piemonte resta il territorio con il maggior numero di imprese insediate (il 33,6%), a cui seguono la Lombardia (il 26,9%) e l’Emilia-Romagna (il 10,6%) che, nel complesso, coprono più del 70% del totale. Nel Nord Est si distingue il Veneto (l’8,9%), nel Centro Italia la Toscana (il 3,1%) e nel Mezzogiorno (isole comprese) la Campania (il 3,4%). Alle imprese con sede in Piemonte è riconducibile il 34% circa sia del fatturato, sia degli addetti del settore.

La filiera automotive nel 2022
All’indagine annuale dell’Osservatorio dell’edizione 2023, somministrata nel periodo marzo-maggio, hanno contribuito attivamente 470 imprese, con un tasso di risposta del 21,4%, e un totale di rispondenti al secondo anno di partecipazione consecutiva pari a 288 (il 61,2%), a conferma dell’attenzione rivolta alla ricerca dagli operatori del settore.

Dinamiche del fatturato
Nel 2022 la filiera della componentistica ha consolidato la ripresa
, avviata dall’anno precedente, recuperando in buona misura i livelli di attività del periodo prepandemico.

Le imprese che hanno dichiarato un fatturato in crescita sono risultate il 72%, a fronte del 22% che ha registrato una riduzione e il 6% che ha rilevato ricavi sostanzialmente invariati rispetto al 2021; ne deriva un saldo tra le dichiarazioni espresse di aumento e quelle di decremento del giro di affari pari al +50%.

Per quasi un’impresa su due la crescita di fatturato è stata superiore al 10% e l’andamento positivo ha pervaso tutte le categorie di fornitori. In Piemonte, sono il 66% le imprese che hanno dichiarato un aumento del fatturato, rispetto al 26% che invece rileva un calo e all’8% che registra un fatturato invariato rispetto all’anno precedente.

Relazioni della filiera con Stellantis e Iveco
Con riferimento al gruppo Stellantis preso in considerazione insieme al gruppo Iveco, l’Osservatorio mira a individuare i cambiamenti nelle relazioni di fornitura. I dati raccolti delineano una filiera che va ridisegnando, in una certa misura, tali rapporti: si riduce la quota di imprese che ha dichiarato di avere Stellantis e/o Iveco nel proprio portafoglio clienti, che passa dal 72,9% del 2021 al 68,4% (in Piemonte il 76,6%). Parallelamente diminuisce la percentuale degli operatori che hanno generato da vendite a Stellantis e/o Iveco oltre il 50% del volume di affari, passata dal 39,6% del 2021 al 33,3% del 2022.

La quota di fatturato medio generato da vendite a Stellantis e Iveco complessivamente considerati è in netto decremento (il 35,5% contro il 40,7% del 2021) soprattutto a causa dell’andamento del mercato domestico. Trend analogo si riscontra anche in Piemonte dove si passa dal 49,6% del 2021 al 44,3%.

Cresce invece l’incidenza (64,5%, era 59,3% nel 2022) del fatturato derivante da vendite a costruttori o fornitori di altri assemblatori (in Piemonte 55,7%). I rapporti commerciali privilegiano la fornitura verso gli OEM tedeschi, a cui orientano le transazioni commerciali il 64% dei fornitori, che non vendono a Stellantis/Iveco; seguono gli OEM francesi (escluso Stellantis), quelli americani e le case automobilistiche asiatiche, in primis giapponesi e cinesi.

Propensione all’internazionalizzazione
Dopo lo stallo del 2020, a cui è seguito il forte rimbalzo registrato nell’anno successivo, nel 2022 l’export italiano del settore conferma il trend di crescita. Nell’indagine, di conseguenza, aumenta sia la porzione di rispondenti che dichiara di vendere i propri prodotti sui mercati esteri, che passa dal 78,3% della scorsa edizione all’80,7%, sia la quota di fatturato automotive riconducibile a tali vendite che, rimasta sotto il 42% negli anni precedenti, raggiunge il 46%.

Imprese della componentistica e costruttori cinesi
In considerazione del crescente ruolo della Cina nel panorama globale dell’auto e dell’entrata nel mercato europeo dei produttori automobilistici cinesi, principalmente di auto elettriche e ibride, le imprese della componentistica rispondono con preoccupazione: sono il 36% gli operatori che in tale scenario intravedono una minaccia, solo il 16% quelli che ne individuano un’opportunità, mentre il 48% ha dichiarato di non saper esprimere un giudizio, manifestando incertezze nel valutare ad oggi le implicazioni per l’industria automobilistica europea.

Ricerca e sviluppo
Si assesta al 67% la quota di imprese che ha investito nell’anno 2022 parte del fatturato in R&S. Nel triennio 2020-2022, il 78% delle imprese ha realizzato attività che si sono tradotte almeno in un prodotto o in un processo nuovo.

Torna a crescere la quota di imprese con addetti impiegati in R&S (68%, contro il 66% dell’anno precedente); rimane stabile il peso di operatori con personale laureato (l’88%), la cui presenza però aumenta in azienda (il 47% ha più di un addetto su 10 con laurea, era il 44% nel 2021).

In linea generale emerge una maggiore predisposizione a forme di collaborazione fra imprese per sviluppare progetti R&S (il 37% le ha poste in essere o previste nel breve periodo), in un contesto in cui aumenta l’approccio collaborativo con altre imprese, principalmente per efficientare i costi e aumentare la capacità produttiva.

Prospettive 2023 e strategie d’impresa
Per il 2023, in base a un’indagine di approfondimento lanciata nel mese di luglio, il 49% delle imprese prevede una variazione del fatturato in aumento, il 27% in diminuzione e il 24% ricavi invariati, nonostante il rallentamento del quadro economico mondiale e le tensioni geopolitiche internazionali.

In una visione di medio-lungo termine, le imprese sono state interrogate sulle strategie che verranno poste in atto a seguito della scadenza europea del 2035, che prevede lo stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico.

Il 32,0% (in Piemonte il 26,1%) del totale delle imprese potrebbe prevedere di mantenere una quota di componentistica relativa a motori a combustione interna per clienti extra Ue; il 29,3% (in Piemonte il 26,6%) potrebbe modificare (in parte o del tutto) i propri prodotti o servizi, orientandoli all’elettrico o idrogeno.

L’eventuale valutazione di uscita dal settore automotive, al fine di operare in altri ambiti industriali, riguarda invece il 16,4% dei componentisti (in Piemonte il 17,4%), ed è individuata come unica opzione possibile da un’impresa su dieci.

Sono in minoranza le imprese che non prevedono di apportare trasformazioni del proprio modello di business, in quanto già orientate alla produzione di componentistica o servizi per veicoli ad alimentazione elettrica o fuel cell, o agli stessi potenzialmente destinabili (il 42,8%, in Piemonte il 45,1).

ESG, decarbonizzazione ed economia circolare
A fine 2022 il Consiglio Europeo ha dato il definitivo assenso alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, importante traguardo per l’affermazione delle questioni ambientali, sociali e di governance all’interno dell’economia “reale”. A partire da questa edizione dell’Osservatorio, le aziende sono state chiamate a rispondere ad alcune domande sui temi della sostenibilità aziendale per definire lo status quo attuale.

Oltre l’80% delle imprese ha già adottato una policy ambientale, o intende farlo nei prossimi 12 mesi, segno che sia le richieste del mercato sia la sensibilità nello strutturare una governance interna sono ben percepite.

In particolare, fra le azioni che le imprese hanno attivato a favore della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare emergono soprattutto gli investimenti intrapresi per incrementare l’efficienza energetica dei processi produttivi (il 50,4% delle imprese), ma anche per l’ottimizzazione della gestione del trasporto di rifiuti (il 39,0%) e l’acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili (il 37,4%). Lo sviluppo del processo di valutazione dell’impatto ambientale viene individuato invece prevalentemente come azione che verrà intrapresa nei prossimi dodici mesi (il 39,9%).

Per quanto riguarda i temi sociali e di governance è degno di rilievo il livello di attenzione per le politiche di “diversity&inclusion”, con il 47,3% delle imprese già partecipi su questi aspetti e il 26% orientato ad attivarsi nell’anno in corso. Quanto alla formazione su tematiche ESG all’interno delle aziende, non ci sono ancora iniziative diffuse. Relativamente all’adozione di uno specifico piano volto alla transizione energetica, infine, soltanto il 25,2% delle società ne ha uno e il 34,1% non ha intenzione di dotarsene.

I trend tecnologici
Dall’analisi degli ambiti tecnologici in cui le imprese operano, emerge una filiera marcatamente attiva nella componentistica “tradizionale”, sia in quanto fornitrice di prodotti e/o servizi destinati a ogni tipo di veicolo, indipendentemente dall’alimentazione (il 63,0%), sia per la specializzazione nella produzione di componenti che caratterizzano i motori a combustione interna (il 40,4%).

Per quanto riguarda i componenti e servizi per i nuovi powertrain, l’11,9% risulta attivo nell’elettrificazione, il 6,8% nei sistemi di alimentazione a GPL e a metano e il 4,5% in quelli a idrogeno.

Le tecnologie in tema di connettività e guida autonoma e quelle legate ai servizi di mobilità, riguardano rispettivamente il 6,0% e il 3,4% delle imprese.

Il 73,4% delle imprese si posiziona in misura decisa sul mercato dei veicoli dei motori benzina e diesel; a seguire, sul mercato dei veicoli con alimentazioni a metano e/o GPL con il 38,7% delle imprese con posizionamento medio-elevato.

La collocazione su veicoli con powertrain elettrici ed ibridi riguarda oggi in misura decisa il 35,4% delle imprese, mentre il posizionamento di rilievo sulle fuel cells riguarda il 20,7%.

Dopo la crescita riscontrata in passato, guardando le singole tipologie di motorizzazioni, si stabilizza la partecipazione della filiera della componentistica a progetti di sviluppo di nuovi powertrain: guardando al triennio 2020-2022 si conferma il coinvolgimento in progetti per i powertrain ibridi (il 30,0%), mentre per quelli elettrici riguarda il 28,4% delle imprese.

Circa un’impresa su quattro ha preso parte a progetti di riduzione delle emissioni su motore a combustione interna, attraverso nuovi materiali e alleggerimento del peso dei veicoli. Aumenta però, nell’insieme, la quota sia delle imprese che ha aderito ad almeno un progetto di questa tipologia (il 40,1%), sia di quelle che, non avendo partecipato allo sviluppo di nuovi powertrain nel triennio passato, manifesta l’intenzione di farlo nel prossimo futuro.

Quali misure di sostegno alla filiera automotive sono considerate più efficaci?
Il primato spetta agli interventi diretti alla riduzione dei costi dell’energia (il 75,3% delle imprese), che permangono di assoluta priorità anche per il futuro (l’84,0%), così come le policy dirette alla digitalizzazione del sistema imprenditoriale – che raccolgono un’alta valutazione in termini sia di efficacia passata (il 70,2%), sia di attese (il 76,5%) e ai finanziamenti per le attività di R&S (rispettivamente il 56,8% e il 75,5%).

Il giudizio sull’adeguatezza della misura di sostegno per le vendite di autoveicoli è espresso da oltre la metà delle imprese, ma per il 66% resta la necessità di incentivi futuri alle immatricolazioni per supportare la domanda.

Aumenta, infine, rispetto alla scorsa rilevazione la quota di chi individua la priorità di incentivi per l’installazione di infrastrutture di ricarica per auto elettriche (passata dal 46% al 65%), persistendo un giudizio modesto sull’efficacia nel recente passato di policy in materia.