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Giù le mani dagli autoriparatori : la giornata romana

Tanti i presenti, sia tra i politici sia tra gli autoriparatori, e tante le dichiarazioni a favore della categoria, ecco come è andato l'evento unitario organizzato dalle confederazioni artigiane

La cornice è stata quella del teatro Capranichetta: a due passi da Montecitorio e già sede della protesta delle confederazione in occasione del famoso articolo 29. Oggi, o per meglio dire ieri, la mobilitazione “autoriparatori contro la riforma” ha però segnato uno scatto in avanti se non uno scatto di orgoglio per la categoria: circa 600 persone e più di 25 tra parlamentari e Senatori.

Ma veniamo alla cronaca della giornata: il Primo a prendere la parola è stato il presidente nazionale di CNA Riparazione Franco Mingozzi, che, nonostante l’evidente emozione, ha sottolineato a gran voce l’importanza del diritto di libera scelta dell’automobilista.

A questo punto la scaletta dell’evento, che prevedeva gli interventi degli altri due presidenti di Confartigianato e Casartigiani è saltata completamente: il numero di parlamentari e senatori presenti era superiore alle aspettative e siccome l’orario rischiava di andare a concorrere con quello delle votazioni in aula, il moderatore ha deciso di ribaltare gli interventi dando spazio ai parlamentari.

Il primo di una lunga carrellata è stata l’onorevole Sara Moretto, deputato del PD ma sopratutto figlia di un autoriparatore ed esperta del settore. Moretto punta il dito su una riforma fatta da “persone che non conoscono i rapporti tra assicurazioni e imprese di riparazione” e, stante il principio che “ridurre i premi delle polizze è fondamentale in questo periodo, specie se si considera che sono le più alte d’Europa”, questa non è la strada giusta. L’onorevole sembra tuttavia contraria all’abrogazione dell’articolo 8 in toto, perché “ci sono parti giuste e da salvare” e cita l’esempio della scatola nera. La sala non gradisce e protesta vibratamente.

L’incontro prosegue con la dichiarazione dell’onorevole Paolo Petrini, della Commissione Finanze (cioè quella che sta valutando gli emendamenti sul decreto “Destinazione Italia”) che ha parlato a nome del Partito Democratico: “aboliremo la forma specifica tramite gli emendamenti proposti da Rete Imprese Italia, tra l’altro per abbassare il prezzo delle assicurazioni non si può considerare solo il danno alle cose”. Lasciando quindi intendere che, probabilmente, il Partito Democratico intenderà rivedere i metodi risarcitivi per le vittime della strada e per i danni gravi alla persona.

Bartolomeo Giacchino, consigliere del Ministro ai trasporti Lupi ed ex sottosegretario ai trasporti, ha invece affondato il coltello la dove la ferita è aperta: “la normativa RcAuto è stata scritta dalle assicurazioni, bisogna modificare l’articolo 8 e i deputati devono trovare una sintesi per modificare il decreto”. Secondo Giacchino, infatti, la via da percorrere è quella di una modifica, perché l’abolizione dell’articolo dal decreto è troppo complessa”

E’ il senatore Salvatore Tomaselli, in carico al Partito Democratico a farsi portavoce della posizione del partito di maggioranza al senato. Tomaselli ha garantito ai presenti che, qualora la Camera non dovesse essere in grado di trovare una soluzione ci penserà il Senato. Insomma, il decreto sarà comunque modificato, perchè “tra assicurazioni e autoriparatori, noi scegliamo senza se e senza ma gli autoriparatori”. Una posizione che tuttavia non convince la sala, essendo il Partito Democratico al governo e da più angoli della sala parte una richiesta di responsabilità, specie sull’effettiva paternità di un decreto che, gridano, è stato scritto dalle assicurazioni.
Infine, il senatore chiude dichiarando che l’Ania, con le recenti dichiarazioni sui motivi per cui le assicurazioni sono tanto care in Italia, ha fatto un autogol, che permetterà di modificare con facilità la norma.

L’Onorevole Divello del gruppo misto ha dichiarato rispettivamente che “un tempo si concertava e poi si presentavano i decreti, oggi, prima si presenta il decreto e poi si beccano le critiche” e che “sicuramente l’articolo 8 non aiuta la piccola e media impresa anzi …”.

L’onorevole Fabio Lavagno, di Sinistra Ecologia e Libertà, ma anche membro della Commissione Finanze, strappa invece un applauso della platea: “è inaccettabile presumere che un intero settore sia fatto da farabutti”. Non pago rincara successivamente la dose: “in commissione finanza abbiamo audito tutti e le assicurazioni sono indifendibili”.

Il turno dell’onorevole Colletti del Movimento 5 Stelle è preceduto da un lungo applauso e da qualche polemica con l’organizzazione che chiede tempi stretti. L’onorevole parte subito in all’attacco -“non sarò diplomatico come chi mi ha preceduto”- e si schiera in maniera netta per l’abolizione tout court dell’articolo, ma anche contro gli emendamenti presentati dalla stessa Rete Imprese Italia che ha organizzato l’evento. L’onorevole ne ha anche per le due istituzioni di controllo, IVASS e Antitrust, oggi “al servizio delle compagnie di assicurazioni”. Infine attacca anche i parlamentari che si sono succeduti nella mattinata, perché se si punterà a limitare gli effetti sulle officine del decreto, non si può pensare che a pagare saranno le vittime della strada con risarcimenti ridotti e invita i autoriparatori a fare fronte comune con l’associazione nazionale Vittime della Strada. Conclude evidenziando che “se questo decreto rimane così gli autoriparatori diventeranno come i cinesi a Prato”.

L’onorevole Raffaello Vignali del Nuovo Centro Destra affronta il tema della sicurezza e anche lui strappa l’applauso affermando che “l’auto deve essere sicura, per questo io la porto dal mio autoriparatore”. Mentre l’onorevole Mattia Fantinati del Movimento 5 Stelle domanda che necessità ci fosse nella riforma del settore assicurativo di chiedere l’intervento di un decreto di urgenza.

Finiti gli interventi dei politici si è tornati al tavolo con la parola di Silvano Fogarollo presidente di Confartigianato riparazione, che interviene in maniera decisa togliendo ogni dubbio sulla sua posizione: “l’articolo 8 va eliminato, se siamo scivolati su una buccia di banana rimedieremo”. Il riferimento è chiaramente agli emendamenti presentati da Rete Impresa Italia, dove tra le altre cose si chiedeva che il preventivo di riparazione fosse “condiviso e concordato” con la compagnia di assicurazione, in pratica più che una vera cessione di credito una sorta di delega. Non ci sta Fogarollo a passare dalla parte di chi non lavora per contrastare le assicurazioni e attacca duramente le compagnie, perché “con questo decreto proprio le assicurazioni diventano controllori e controllati e questo ovviamente non va bene”. Ma la cosa insopportabile per il presidente di Confartigianato è sopratutto la presunzione di colpevolezza dei autoriparatori, “ci danno dei ladri, quando siamo lì solo per lavorare”.

Incalzato sull’argomento, anche il presidente di Casartigiani Mario Coltelli si mostra d’accordo con Fogarollo per l’eliminazione in blocco dell’articolo 8. Il presidente di “Casa” va anche oltre e ripercorrendo la storia della lotta al settore assicurativo afferma che “la madre di tutti i mali è l’indennizzo diretto”.

La sala però chiede chiarezza, nonostante i presidenti di Casartigiani e Confartigianato, di fatto, abbiano smentito l’avallo degli emendamenti proposti da Rete Impresa Italia, gli autoriparatori vogliono sapere da chi e perché sono stati presentati, una domanda che non troverà grandi risposte (Coltelli dichiara di non aver firmato alcun emendamento) se un laconico “se abbiamo fatto errori rimedieremo” da parte di Mingozzi e un “impegno a rivedere gli emendamenti” da parte di Fogarollo.

La mattina si conclude con due interventi più istituzionali, quello di Giorgio Merletti di Confartigianato (che sostanzialmente si impegna a rivedere gli emendamenti vista la protesta) e quello del neo presidente di CNA Daniele Vaccarino che lascia tutti sgomenti quando dichiara che, come confederazioni, “non siamo più convocati ai tavoli dove si decidono queste cose, bisogna essere uniti perche il rischio è di essere delegittimati”.

La mattina si conclude fuori dal Capranichetta, con l’assembramento dei 600 autoriparatori presenti (stando ai dati dichiarati dagli organizzatori, che per una volta sembrano plausibili) e il presidio permanente, partito lunedì 13 gennaio davanti al Ministero dello Sviluppo Economico.
Della giornata rimane qualche dubbio sulle reali intenzioni dei parlamentari, visto che nessuno parlamentare o senatoresi di alcuno schieramento, si è assunto la responsabilità di aver partorito l’articolo 8 del decreto 145/13, mentre tutti sono stati piuttosto in gamba nello strappare facili applausi parlando alla “pancia” degli autoriparatori. Ora non resta che monitorare le effettive votazioni dei politici presenti, specie considerando che la valutazione delle mozioni è stata fissata il 20 gennaio “di urgenza”, dopodiché il testo passerà al Senato.