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Euro NCAP: auto a caccia di stelle

L’Euro NCAP da quasi tre decenni valuta in modo indipendente la sicurezza delle vetture nuove, tra prestazioni brillanti e bocciature clamorose. Nel quarto test del 2025, su nove modelli solo cinque hanno conquistato il massimo punteggio, segno che il lavoro delle Case è ancora lungo e complesso

Dal 1996, l’Euro NCAP – acronimo di European New Car Assessment Programme – è un punto di riferimento assoluto in Europa per la valutazione indipendente della sicurezza attiva e passiva delle auto di nuova commercializzazione. Fondato con il sostegno di alcune istituzioni governative, dell’Unione Europea, di organizzazioni dei consumatori, assicurazioni e realtà automobilistiche, l’ente – con sede a Bruxelles – ha rivoluzionato il modo in cui i veicoli vengono testati e giudicati, in particolare in termini di protezione degli occupanti e degli utenti della strada. Lo scopo del suo lavoro è fornire ai consumatori del Vecchio Continente un quadro trasparente, imparziale e aggiornato delle reali prestazioni dei veicoli quando si trovano in condizioni critiche. A differenza delle omologazioni minime richieste per la vendita di un’auto, i test Euro NCAP sono volontari, anche se ormai rappresentano uno standard de facto per i costruttori che intendono affermare la qualità e l’affidabilità dei propri modelli.

Dal primo crash test pubblicato nel febbraio 1997, EuroNCAP ha valutato oltre 1.800 nuovi veicoli e ha contribuito alla riduzione degli incidenti gravi su strada in Europa, stimando un impatto positivo su oltre 78.000 vite salvate. I test valutano quattro aree principali: protezione adulto, protezione bambino, sicurezza degli utenti vulnerabili (ciclisti/pedoni) e assistenza alla guida (Safety Assist). Ogni categoria riceve una percentuale di punteggio che si traduce in un rating da 0 a 5 stelle, con le 5 stelle riservate solo ai modelli dotati di tecnologia avanzata e prestazioni eccellenti. I risultati non influenzano unicamente le scelte dei consumatori, ma pure le decisioni di progettazione dei costruttori: molti modelli, infatti, vengono migliorati anche dopo il lancio sul mercato per ottenere rating più elevati.

L’evoluzione dei test Euro NCAP

Nel corso degli anni i test dell’Euro NCAP, che prevedono rigorose prove di crash e simulazioni dinamiche in situazioni fortemente critiche, attraverso un processo standardizzato e certificato, sono diventati via via sempre più severi. Nei suoi primi anni di attività, l’ente si concentrava prevalentemente sulla cosiddetta sicurezza passiva: valutava cioè la capacità del veicolo di proteggere gli occupanti in caso di impatto. Fine. I crash test frontali, laterali e contro ostacoli fissi erano il fulcro dell’analisi. Con l’evoluzione della tecnologia e l’ingresso crescente dell’elettronica e della digitalizzazione nelle auto, l’attenzione si è progressivamente spostata anche sulla sicurezza attiva, cioè sulla capacità del veicolo di evitare o mitigare gli incidenti. Oggi, infatti, l’efficacia dei sistemi di assistenza alla guida, noti come ADAS (Advanced Driver Assistance Systems), pesa in modo determinante sul giudizio finale. Dispositivi come la frenata automatica d’emergenza, l’avviso di superamento involontario di corsia, il mantenimento della distanza di sicurezza, il rilevamento dei pedoni e dei ciclisti, fino al monitoraggio dello stato di attenzione del conducente, sono diventati elementi centrali nella valutazione. La vera novità, però, è rappresentata dal fatto che questi sistemi non vengono giudicati solo in base alla loro presenza, ma considerando la loro reale efficacia. Euro NCAP simula scenari complessi e realistici, come incroci affollati o ciclisti che sbucano improvvisamente da dietro un ostacolo, proprio per testare la reattività e l’interazione tra tecnologia e conducente.

Promossi e bocciati

Nell’ultima tornata di test, presentata lo scorso luglio, tra i veicoli esaminati cinque modelli hanno ottenuto il massimo punteggio (cinque stelle), confermandosi al vertice in tutte le aree della sicurezza, dalla protezione degli occupanti fino all’assistenza alla guida. Tra questi spicca la Polestar 4, un SUV coupé elettrico che ha totalizzato un notevole 92% nella protezione degli adulti, 85% in quella dei bambini, 81% nella tutela degli utenti vulnerabili e 79% negli ADAS. L’MG P9 EV, pickup anch’esso a batteria (su base Maxus), ha ottenuto risultati simili (rispettivamente 91%, 85%, 84% e 83%), seguito a breve distanza dal SUV compatto Zeekr 7X (91% adulti, 90% bambini, 78% pedoni e ciclisti e 83% ADAS), non ancora disponibile in Italia. Anche il Lynk & Co 02 ha convinto, distinguendosi in particolare per la qualità dei sistemi ADAS, con un punteggio del 89% nella categoria Safety Assist, la più alta tra i testati. Chiude il gruppo delle cinque stelle l’Omoda 9, SUV medio con risultati bilanciati in tutte le sezioni (90% adulti, 85% bambini, 81% utenti vulnerabili, 80% sistemi di assistenza alla guida).

Tuttavia, accanto a questi eccellenti risultati, altri modelli si sono fermati a quattro stelle. È il caso degli Chery Tiggo 7 e 8, che pur offrendo una buona protezione strutturale (80% adulti, 77% bambini, 80% utenti vulnerabili), sono stati penalizzati da una dotazione ADAS considerata solo discreta (78%). La Hyundai Inster, un modello urbano dalle dimensioni compatte, ha mostrato limiti sia nella protezione di adulti e utenti deboli (70%) sia nell’assistenza alla guida (67%). Anche la nuova Ford Puma Gen-E, versione elettrica dell’omonimo crossover, non è riuscita a distinguersi (75%, 84%, 70% e 69%), così come le versioni Tourneo Courier ed E-Tourneo Courier, che hanno mostrato carenze significative nei sistemi di supporto al conducente (85% adulti, 78% bambini, pedoni e ciclisti, 66% ADAS).

Le cinesi non copiano più

Un dato interessante che emerge dai test della quarta sessione del 2025 è l’ottima performance di molti brand cinesi, alcuni dei quali si sono imposti con veicoli elettrici o ibridi dotati di tecnologie di sicurezza avanzate. Polestar, ZEEKR, MG, Lynk & Co e Omoda hanno dimostrato non solo di aver raggiunto standard europei, ma in alcuni casi di averli superati, grazie a una dotazione di serie più completa. Non mancano però le eccezioni. Sempre tra i costruttori cinesi, il gruppo Chery non ha convinto del tutto: i suoi modelli Tiggo 7 e Tiggo 8, pur mostrando buone performance strutturali, non sono riusciti a garantire un livello elevato nella prevenzione attiva, risultando penalizzati nel giudizio complessivo.

La nuova tornata di test Euro NCAP ci consegna una fotografia nitida e realistica: la sicurezza automobilistica è in evoluzione, ma la qualità dei sistemi varia ancora troppo tra i diversi modelli. Le cinque stelle non sono scontate, nemmeno per i brand più noti, e sempre più spesso dipendono dall’efficienza dei sistemi elettronici. In un’epoca in cui la tecnologia entra prepotentemente nell’abitacolo è fondamentale che i consumatori siano informati e consapevoli. La scelta dell’auto non può più basarsi solo su estetica, prestazioni o prezzo, ma deve includere una valutazione seria dei sistemi di sicurezza, soprattutto quelli che possono prevenire un incidente. Euro NCAP continua a rappresentare una guida autorevole in questo percorso. E con i prossimi aggiornamenti del protocollo, la sfida per i costruttori si farà ancora più selettiva. Perché la sicurezza, oggi, non è più un’opzione: è una responsabilità.

Nuove regole dal 2026

Euro NCAP ha già annunciato che dal 2026 entrerà in vigore un aggiornamento significativo dei protocolli di valutazione. I nuovi criteri terranno conto delle tecnologie di guida autonoma di secondo livello (con interventi limitati da parte del conducente), dell’interazione tra veicolo e infrastrutture (V2X) e degli aggiornamenti software over-the-air. Sarà inoltre rafforzata la valutazione della protezione degli occupanti posteriori e dei bambini, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza anche nei tragitti urbani brevi, spesso sottovalutati. Questo nuovo pacchetto di regole riflette un’evoluzione costante, che mira a rendere sempre più realistica e completa la valutazione della sicurezza su strada.

di Roberto Barone