In Officina

Diagnostica di bordo OBD: cos’è, a quali dati auto si può accedere

La diagnostica di bordo, chiamata comunemente OBD (dall’inglese on-board diagnostics, in acronimo OBD), rappresenta tutto l’insieme dell’elettronica del veicolo deputata a segnalare malfunzionamenti e guasti dei dispositivi presenti sul veicolo agli operatori che si devono occupare di assistenza e riparazione. Si basa fondamentalmente sul principio dell’ autodiagnosi, cioè sulla capacità dell’elettronica di individuare un errore o un malfunzionamento e di segnalarlo on-board attraverso le spie e attraverso i codici di errore ai tecnici che monitorano le prestazioni del veicolo.

Le informazioni diagnostiche generate dalle centraline (unità di controllo) sono comunicate all’esterno attraverso il protocollo OBD, presente come standard in quasi tutte le auto. Il principale punto d’accesso ai dati di diagnosi del veicolo, al quale si collegano gli strumenti di diagnosi in possesso degli autoriparatori, è la porta OBD, o presa OBD, situata generalmente sotto il cruscotto del veicolo e accessibile agli autoriparatori.

A cosa serve la diagnostica di bordo

La diagnostica di bordo è diventata fondamentale per monitorare le performance di un veicolo o di una flotta di veicoli, e per questo è diventata un aspetto cruciale – all’interno del più generale ambito della telematica – per gestire l’efficienza dei veicoli e, soprattutto nel caso delle flotte, intervenire proattivamente per evitare fermi veicolo e guasti improvvisi che potevano essere con verifiche preventive. L’ OBD consente infatti ai gestori delle flotte di:

  • individuare i problemi del veicolo prima che si verifichi danni più gravi (diagnosi predittiva)
  • monitorare lo stato e l’usura di vari componenti e sostituirli prontamente
  • controllare lo stile di guida del conducente, percorrenze e velocità.
  • ottenere dati utili in caso di sinistri

L’introduzione dello standard OBD e OBD2: un vantaggio per la diagnosi auto professionale multimarca

Tutti i veicoli sono oggi equipaggiati con la seconda generazione di OBD, chiamata appunto OBDII e che a partire dagli anni ’90 ha iniziato a prendere il posto dell’OBD1. La porta OBD2, a differenza dell’ OBD1, è integrata nel veicolo ed è situata nella maggior parte dei casi sul lato guidatore sotto il cruscotto, con configurazione a 6, 9 o 16 pin a seconda del Costruttore e del modello.

Prima dell’introduzione del protocollo OBD e della sua diffusione su scala globale, ogni Costruttore aveva un connettore specifico associato ad una specifica interfaccia elettronica e ad un proprio sistema di codice di segnalazione errore. Sotto la spinta delle associazioni automotive, a partire dalla fine degli anni ’70 si è lavorato per adottare uno standard comune che semplificasse la diagnosi auto professionale.

Nel 1968 è Volkswagen a introdurre il primo sistema informatico OBD con funzionalità di scansione, ma la standardizzazione della diagnostica di bordo arriva sul finire degli anni ’80 grazie anche alla pressione della Society of Automotive Engineers (SAE) che da anni chiedeva di adottare un connettore standard.

Nel 1994 lo stato della California impone che tutti i veicoli venduti a partire dal 1996 abbiano l’OBDII, diventando poi obbligatorio in tutti gli USA. Anche l’Europa, nel 2001, si adegua introducendo l’ EOBD, versione europea dell’ OBD che i meccanici utilizzano ogni giorno.

Quali dati auto si ottengono dall’ OBD ?

Attraverso l’OBD è possibile risalire ai codici guasto (DTC) del gruppo propulsore, che comprende motore e trasmissione, e dei sistemi di controllo delle emissioni. Quando la spia motore MIL si accende, è attraverso la porta OBD che si può effettuare la lettura degli errori memorizzati nella centralina. Oltre a questo, tramite l’OBD è possibile ottenere anche altre fondamentali informazioni del veicolo:

  • contatore cicli di accensione
  • contatori sistema controllo emissioni
  • numero identificativo del veicolo (VIN);
  • numero identificativo del software di calibrazione (CALID);
  • codici guasto dei vari sistemi
  • chilometri percorsi/VIN memorizzati nella centralina
  • consumi di carburante rilevati dalla centralina OBFCM.

Collegando lo strumento di scansione (scantool), l’autoriparatore può quindi visualizzare i codici diagnostici di guasto e individuare il problema. Se il veicolo non ha una porta OBDII standard, si ricorre generalmente ad un apposito un adattatore.

Dati auto: come monitorare percorrenze, velocità, consumi

L’utilizzo di dispositivi e interfacce di telematica consente inoltre di elaborare i dati OBD per determinare la velocità del veicolo, il consumo di carburante, i giri del motore, e altro ancora. Tutte informazioni che si rivelano fondamentali per i gestori di flotte per monitorare aspetti come percorrenze, eccesso di velocità, accelerazioni, consumi di carburante, dando un quadro dettagliato delle prestazioni del veicolo e dello stile di guida del conducente.

OBD e revisioni auto

L’ OBD diventa anche il mezzo principale per verificare la conformità alle normative ambientali in merito alle emissioni dei veicoli in fase di revisione, come previsto dalle nuove regole sulle revisioni entrate in vigore da febbraio 2024 , che prevedono anche anche la comunicazione dei consumi di carburante rilevati dalla centralina OBFCM (anche se per adesso non è obbligatoria).

Il nuovo protocollo WWH-OBD: le informazioni disponibili sull’auto aumentano

L’introduzione del protocollo WWH-OBD ha consentito di aumentare le informazioni contenute nel codice diagnostico di guasto (DTC). Dai 2 byte dell’attuale codice diagnostico di guasto dell’ OBDII, con il WWH-OBD si passa infatti ad un DTC a 3bye, in cui il byte aggiuntivo “contiene” la modalità del guasto, consentendo una precisione maggiore a favore della diagnosi auto multimarca

Grazie al WWH è inoltre possibile determinare la gravità/classe e lo stato del guasto. La gravità fornisce un’indicazione sull’ urgenza di provvedere alla riparazione, mentre la classe indica la categoria del guasto in base alle specifiche GTR. In futuro il DTC a 3 byte potrà contenere ulteriori informazioni e ancora più dettagliate, aprendo nuovi fronti per la diagnosi auto professionale e consentendo un monitoraggio ancora più completo e preciso del veicolo.