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Unasca attacca ACI: con il Cdp digitale è tutto più complesso

Con l'introduzione del certificato di proprietà digitale fare un passaggio di proprietà è diventato molto più complesso, ci sono più "carte" di prima e non c'è alcun risparmio. Ma l'ACI respinge le accuse

L'Unasca attacca l'ACI sulla questione del Certificato di Proprietà digitale, che anzichè semplificare le cose le ha rese ancora più complicate. “Sono infatti passate due settimane dall’avvio del nuovo sistema del Certificato di Proprietà digitale che sostituisce quello cartaceo con la promessa dei vantaggi della dematerializzazione (in termini di risparmio di carta, tempo e denaro), ma il bilancio che mette in evidenza alcune sorprese e paradossi”, si legge sul comunicato stampa emanato in questi giorni dall'associazione delle autoscuole.

L’ACI – dice l’Unasca – ha annunciato l’introduzione del CdP digitale dichiarando che questo porterà il risparmio, oltre che di tonnellate di inchiostro, di circa 30 milioni di fogli, specificando anche il peso della carta in 115 gr/mq. Tuttavia la realtà è che da 14 giorni a questa parte fare un passaggio di proprietà è diventato molto più complesso di prima”. Non solo: “i fogli complessivi da stampare per portare a termine il passaggio sono passati da uno (che era il certificato che non viene più consegnato) ad almeno cinque: uno per la delega, due per il CdP digitale (stampato come atto di compravendita), poi l’allegato A che contiene le informazioni aggiuntive all’atto di compravendita ed infine la fotocopia del documento del delegante”.

“Questo – sostiene l’Unasca – comporta maggiori tempi di lavoro per gli operatori e di attesa per gli utenti per portare a buon fine la pratica. E se a tutto aggiungiamo che gli automobilisti continuano a pagare 27 euro per un documento che prima gli veniva consegnato e ora non più, senza risparmiare nulla, viene da domandarsi: dove sta questa rivoluzione digitale e soprattutto chi sta risparmiando con il CdDP digitale? Solo l’ACI, i cui bilanci non sono certo statali ma la cui unica funzione pubblica è proprio la gestione del PRA”.

E l'Unasca continua: “blocchi informatici, impossibilità nell’effettuare il doppio passaggio in tempo reale a differenza di come avveniva prima. Questa è una palese limitazione della libera contrattazione e dei rapporti commerciali che lascia stupefatti, così come il nuovo archivio messo in piedi dall’ACI che traccia gli atti di vendita non ancora autenticati e ben lungi dall’essere tali. Noi auspichiamo che l’automobilista italiano possa finalmente avere gli stessi diritti dei cittadini comunitari nel pagare un solo documento di circolazione come prevede la riforma Madia affinché si riducano i costi connessi alla gestione pubblica dei dati relativi alla proprietà e alla circolazione dei veicoli e della realizzazione di significativi risparmi per l'utenza. Si sta parlando di oltre 300 milioni di euro di risparmio per gli automobilisti e di circa 150 milioni di risparmio strutturale per la spesa pubblica. L’accorpamento dei due sistemi e l’efficientamento della macchina pubblica, 1,5 miliardi in 10 anni”.

L'ACI risponde

Subito è arrivata la replica dell'ACI. “Dal 5 ottobre, il Pubblico Registro Automobilistico – risponde l’ACi – ha rilasciato quasi 600.000 certificati di proprietà digitali, grazie al processo di dematerializzazione avviato dall’Automobile Club d’Italia con notevoli vantaggi per gli automobilisti, per le delegazioni ACI e per le agenzie di pratiche automobilistiche, oltre che per tutto il sistema della Pubblica Amministrazione. Il nuovo sistema produce benefici anche per l’ambiente, con il risparmio di oltre 30 milioni di fogli cartacei e tonnellate di inchiostro”. “Dall’introduzione del CdP digitale, solo per 1 formalità ogni 15 è stato necessario stampare per l’analisi dei casi più complessi più di un foglio cartaceo oltre quello di ricevuta – ha dichiarato il direttore del servizio del Pubblico Registro Automobilistico, Giorgio Brandi – a tutela degli automobilisti e delle agenzie. Come è stato ampiamente chiarito a tutta la filiera, questa situazione è assolutamente transitoria e destinata ad essere superata dalla completa digitalizzazione dei processi, a regime entro febbraio, grazie anche alla circolare dell'Agenzia delle Entrate del 9 ottobre che autorizza l’ACI a riscuotere virtualmente l'imposta di bollo relativa alle autentiche degli atti di vendita dei veicoli. Non ci risultano – conclude Brandi – ritardi o difficoltà operative, come dimostra il fatto che dal 5 ottobre ci pervengono in media ogni giorno solo 60 richieste di assistenza, prevalentemente informativa, dalle oltre 5.500 agenzie collegate tramite le procedure dello Sportello Telematico”.