
Nel 2024 il mercato europeo delle auto usate ha raggiunto un valore di 635 miliardi di euro[1]. Eppure, dietro questi numeri impressionanti si nasconde un problema che mina la fiducia degli acquirenti: le frodi. Secondo uno studio di carVertical , il 4,9% dei veicoli usati venduti in Europa presenta un chilometraggio alterato, mentre il 40% mostra segni di danni precedenti non dichiarati[2]. Le perdite stimate? Secondo carVertical ammontano a oltre 5,3 miliardi di euro all’anno, ma studi meno recenti condotti dal Parlamento Europeo le hanno stimate anche fino a 8,77 miliardi di euro all’anno[3].
Non si tratta solo di un danno economico. Quando le informazioni su un veicolo non sono trasparenti, è in gioco anche la sicurezza degli automobilisti. Le soluzioni per contrastare queste frodi esistono già sul mercato, ma per funzionare davvero è necessario un approccio coordinato tra istituzioni e settore privato a livello europeo.
Dati e privacy: come gestirli?
Uno degli ostacoli più complessi è la gestione dei dati: le norme europee sulla protezione della privacy, sebbene fondamentali, possono talvolta rendere difficile condividere informazioni utili per identificare veicoli a rischio.
“Suggeriamo di trovare il miglior equilibrio possibile tra la tutela dei dati personali e la necessità di offrire strumenti efficaci alle imprese che operano nel settore digitale”, spiega Rokas Medonis, CEO di carVertical. “Quando un’auto cambia proprietario, le informazioni che la riguardano dovrebbero poter “seguire” il veicolo, in modo che i consumatori restino informati. Non si tratta di rinunciare alla privacy, ma di garantire un accesso responsabile ai dati, evitando frammentazioni che finiscono per favorire pratiche scorrette”.
E aggiunge: “I Paesi non sempre si scambiano i dati dei veicoli, molti registri di chilometraggio o dei danni non sono digitalizzati e manca un approccio equilibrato alla tracciabilità delle vendite. Questo rende le frodi facili da occultare, danneggiando i consumatori e penalizzando le imprese oneste, mentre chi agisce in modo scorretto riesce a restare nell’ombra”.
La mancanza di un sistema unico per i dati sulle auto esportate mette a rischio i Paesi importatori
Pur essendo parte di EUCARIS (The European Car and Driving Licence Information System), in molti Paesi UE i dati relativi a chilometraggio, danni o passaggi di proprietà non vengono condivisi tra Stati membri, oppure lo sono in modo parziale. Questo approccio frammentato crea una zona grigia in cui le frodi proliferano, a danno sia dei consumatori che degli operatori onesti.
È il caso della Germania, maggiore esportatore di auto usate nell’Unione Europea, dove si stima che vengano esportati ogni anno quasi 2 milioni di veicoli. Tuttavia, i dati ufficiali condivisi con gli altri Paesi sono spesso incompleti, anche a causa di interpretazioni restrittive delle norme sulla privacy. Lo stesso accade in Belgio e Paesi Bassi, dove sistemi nazionali altamente evoluti come Car-Pass, Nationale Auto Pas o l’autorità olandese RDW hanno ridotto le frodi internamente, ma forniscono informazioni limitate sulle vetture destinate all’estero.
Anche l’Italia non condivide regolarmente con gli altri Paesi europei dati sui danni subiti dalle auto usate. Questo approccio “domestic-first” adottato da alcuni Stati del continente rischia di compromettere la tutela dei consumatori a livello europeo. Poiché molte auto provengono proprio da questi Paesi dell’Europa occidentale, la mancanza di trasparenza mette a rischio gli acquirenti di altri Stati, in particolare nell’Europa orientale.
Trasparenza e privacy possono coesistere: l’esempio dei Paesi del Nord
Svezia e Finlandia hanno dimostrato che è possibile coniugare la protezione dei dati personali con la condivisione di informazioni rilevanti. I loro sistemi permettono agli acquirenti di accedere facilmente alla storia del veicolo, inclusi chilometraggio, ispezioni e passaggi di proprietà. Anche il Regno Unito, pur non facendo più parte dell’UE, offre un accesso pubblico e semplice ai dati dei veicoli, contribuendo a un mercato più sicuro.
Un invito alla chiarezza e alla condivisione dei dati in tutta l’UE
Per affrontare la sfida delle frodi nel settore automobilistico, l’UE è chiamata a creare un quadro normativo che favorisca l’accessibilità e la portabilità dei dati automolbiistici in modo uniforme. Solo così sarà possibile costruire un mercato davvero unico, digitale e sicuro.
“Norme più chiare e una condivisione equilibrata dei dati possono rafforzare la fiducia nel mercato, proteggere i consumatori e sostenere le imprese oneste. La domanda che dobbiamo porci è: vogliamo proteggere informazioni che non mettono a rischio la privacy, ma che possono prevenire frodi, o continuare a tollerare una mancanza di trasparenza che danneggia tutti?”, conclude Medonis.

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